Descrizione
Edito in occasione della mostra rome_berlin_rome organizzata da Heike Hanada e Uwe Schröder ed esposta presso la galleria dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, dal 25.02.2022 al 04.03.2022.
2070: L’architettura ha voltato le spalle alla campagna circostante. La città è di nuovo il soggetto del vuoto e del pieno. Gli edifici monumentali entrano in città dalla sua periferia. Ai margini, attendono di conquistare la scena urbana. Dai bordi si definisce l’unità della città. Foreste dense, simili a isole e arcipelaghi, attraversano la sua area. Sono come aperture illuminate dal sole della foresta. In quanto vuoti, sono dei “contro-mondi” rispetto ai pieni della città; con essi, gli horti conclusi riemergono nella città del XXI secolo. Formano periferie interne che interrompono il continuum urbano del tempo, della memoria e del ricordo. Come il Tiergarten di Berlino o il Giardino Villa Borghese, questi vuoti concedono alla natura il suo spazio nella città. In senso romantico, diventano luoghi di fantasmagoria e di memoria vagabonda, tutto ciò che non si addice all’uomo stesso.
Published on the occasion of the exhibition rome_berlin_rome organised by Heike Hanada and Uwe Schröder and displayed at the gallery of the German Academy Rome Villa Massimo, from 25.02.2022 to 04.03.2022.
2070: Architecture has turned its back on the surrounding countryside. The city is again the subject of void and solid. Monumental buildings enter the city from its periphery. They are virtually waiting on the sidelines, waiting to take the urban stage. From the edges, the unity of the city is defined. Island and archipelago-like dense forests crisscross its area. They are like sunlit openings of the forest. As voids, they are counterworlds to the solids of the city; with them, the horti conclusi reemerge in the city of the 21st century. They form internal peripheries that interrupt the urban continuum of time, memory, and recollection. Like the Tiergarten in Berlin or the Giardino Villa Borghese, those voids grant nature its own space in the city. In a romantic sense, they become places of phantasmagoria and vagabond memory, all that is not fitting for man himself.