Descrizione
L’architettura di Marco Mannino è una importante dimostrazione della validità dell’orientamento che elegge l’organizzazione logica del progetto, l’energia della forma come sistema di figure archetipiche connesse in modo semplice nonché il permanere di tale forma come dimensioni primarie dell’architettura. Un’energia che scaturisce da una interpretazione della tipologia come categoria centrale della scrittura architettonica e non come un semplice repertorio di soluzioni funzionali. Oltre alla tipologia un altro elemento determinante presente nelle opere di Marco Mannino è una relazione diretta tra spazio e tettonica. A differenza di quanto avviene in molte delle ricerche contemporanee, nelle quali lo spazio stesso è altro dal dispositivo strutturale, nelle architetture che compaiono in questo libro la ricorrenza di travi e pilastri determina una ritmica che disciplina le cavità interne dell’edificio conferendo ad esse un proporzionamento musicale. All’esterno la medesima capacità di passare dalla symmetria alla euritmia, come Vitruvio chiamava un’organizzazione coerente delle parti dell’edificio e il suo risultato estetico, fa sì che le superfici che definiscono i volumi si configurino come presenze plastiche e insieme pittoriche governate da rapporti tanto apparentemente naturali quanto attentamente dimensionati. Gli edifici di Marco Mannino non si limitano a disporsi con poetico equilibrio nel loro sito, ma fanno di questo e di se stessi i materiali costitutivi di luoghi carichi di memorie di ciò che li ha preceduti e anche, e non suoni come un paradosso, di ciò che li seguirà. Un altro elemento della scrittura architettonica di Marco Mannino è l’attitudine a pensare l’edificio come un organismo decisamente raccolto attorno ad assi che lo definiscono. Esso è quindi un’entità compatta pervasa da un forte magnetismo che tiene assieme le proprie componenti in una espressiva solidità iconica. Sentito come un fatto plastico oltre che tettonico, l’edificio si presenta come un’apparizione che riesce a trascendere le sue stesse qualità formative per sembrare nato più che progettato, come se fosse l’esito di un processo genetico di cui si assicura una superiore continuità.
Laura Thermes