Descrizione
Una mostra antologica di Giuseppe Fraschetti, nato a Firenze nel 1879 e morto nel 1956, ripropone all’attenzione l’opera di un petit maître dimenticato dalla critica.
Allievo del bolognese Giacomo Lolli dal 1894 al 1900, presso la Scuola d’Arti Decorative di Santa Croce – divenuta poi l’Istituto d’Arte di Porta Romana – e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Giuseppe Fraschetti entra in contatto ed in amicizia intima con Armando Spadini, anch’egli allievo di Lolli, e come lui partecipa al concorso per il Pensionato Artistico Nazionale del 1907. L’incontro con Spadini, la sua frequenza negli anni fiorentini, segnerà in modo decisivo il pittore, in parte causando la sua “sfortuna critica” postuma e appiattendone l’immagine. In effetti non solo i suoi ritratti di amici e familiari sono “gemelli” di quelli di Spadini, ma anche le numerose e belle nature morte con caraffe e frutti, più luminose, dal 1910 al 1920, corrono parallele con quelle dell’amico. Il registro cromatico di Fraschetti oscilla tra certi fondi scuri, memori della pittura del Seicento, e le accensioni cromatiche che fanno vibrare i paesaggi verso la luce “impressionista”. Su questa doppia linea il pittore continuerà a muoversi anche dopo la morte precoce dell’amico, nel 1925. Negli anni successivi Fraschetti torna a ripensare, specie nella pittura di paesaggio, scorci e composizioni memori della grande lezione macchiaiola e, dal 1937, inizia a raffigurare il tufaceo paesaggio di Sorano, paese nativo del marito della figlia Flora, nel quale prenderà a soggiornare sovente. Parallelamente alla pittura da cavalletto Fraschetti svilupperà la sua attività di decoratore murale, iniziata al fianco di Lolli nella Chiesa Russa di Firenze, e continuata poi in diverse chiese con affreschi e pale.
Malgrado la qualità della sua pittura sia spesso superiore a quella di molti postmacchiaioli labronici e fiorentini, Fraschetti è rimasto appartato dalla critica e la sua pittura, così legata a quella del più grande Spadini, aspetta una rilettura attenta dei suoi caratteri.
Marco Fagioli nasce e vive a Firenze; è autore di saggi e cataloghi sulla pittura cinese e giapponese e sulla scultura e pittura antica e moderna. Tra le sue opere ricordiamo: Utamaro, 1977; Shunga. Stampe erotiche giapponesi, 1990; Filippo Lippi, 1997; Egon Schiele, 2002; Edvard Munch, 2003; Scultura. Metamorfosi della materia, 2005; i cataloghi Il Parco-Museo Quinto Martini a Seano, 1997; Bruno Innocenti, 1996; Giunio Gatti, 1913-1995; i cataloghi delle grandi mostre sull’arte toscana del Novecento Come un paese in una pupilla, 1993, L’immagine della società, 1999 e Immagini del Sacro nell’arte toscana del Novecento, AIÓN Edizioni, 2004. Recentemente ha realizzato due studi monografici su Elisabeth Chaplin e Anton Luigi Gajoni, AIÓN Edizioni, 2001. In Inghilterra ha pubblicato importanti contributi in riviste specializzate su Walter Sickert and Edward Hopper, 1995 e Lionel Wendt and the discovery of Exoticism, 1996.