Descrizione
Hopper non fu mai un pittore del realismo interessato alla «cronaca del mondo nel suo divenire», ma sempre teso a decifrare nell’attimo l’essenza delle cose: in questo egli dipendeva da un’iniziale afflato simbolista.
Paradossalmente la composizione, che costituì per lui primariamente la tecnica di costruzione e progettazione del quadro, pur intesa secondo il procedimento della prospettiva classica, portava in sé, nel suo alludere ad un “al di là” di significati, proprio un fondamento caro al Simbolismo. Senza approdare ad alcuna metafìsica, senza mai contemperare l’uso volontario e organizzato di simboli, Hopper tuttavia percepì l’“al di là” della descrizione naturalistica, quello che essa nascondeva e non poteva raffigurare: in questo consiste il paradosso che rende insieme così magica e così vera la sua pittura.
Marco Fagioli
Hopper never was a painter of realism interested in the “chronicle of the world in its becoming”, but he always strove to decipher the essence of things in the instant: in this he depended on an initial symbolistic inspiration. Paradoxically, composition, which for him was chiefly the technique of constructing and designing a picture, though understood according to the procedure of classical perspective, contained, in its allusion to a “beyond” of meanings, a foundation that was dear to the Symbolists. Without ending up in any metaphysics or ever adapting to the voluntary and organised use of symbols, Hopper perceived the “beyond” of naturalistic description, perceived what it hid and could not depict: in this lies the paradox that makes his painting so magic and so true.
Marco Fagioli