Descrizione
Il volume riunisce la più ampia selezione pubblicata di opere dello scultore fiorentino (1906-1986) con quasi 500 sculture, un lungo saggio introduttivo di Marco Fagioli, una biografia a cura di Francesca Paolini e una bibliografia essenziale.
“La Erinni di Innocenti viene a cadere nel 1935, che è un anno avanti la Giuditta, bronzo del 1936, ma modello precedente, ed è due anni dopo il grande fregio del Teatro Comunale di Firenze con Apollo e le Muse, 1933. Quando Innocenti realizzò, nel 1935, il marmo della Erinni, quasi a completamento del suo ciclo di nudi femminili, l’uso allegorico della figura nella scultura non era ancora carico di quei significati iconologici che la critica d’arte ha assegnato a questo tema nei decenni successivi alla guerra. La cultura artistica italiana del tempo, quella, per intendersi, del Novecento della Sarfatti, affidava alla designazione del soggetto un carattere puramente retorico e non iconologico. Pochi scultori, e tra questi solo Arturo Martini, Marino Marini e Giacomo Manzù, sembrano aver inteso la designazione del soggetto in stretto rapporto, e non a semplice pretesto del titolo, con il significato allegorico delle varie figure. Innocenti è stato uno di questi scultori. Con la Giuditta e la Salomé, l’Erinni si colloca al punto di arrivo di quella teoria di figure allegoriche femminili che animarono la mente di Innocenti nel decennio 1930-1940, e che costituiscono senza dubbio il tratto più distintivo dello scultore nell’ambito della scultura italiana del tempo. La modella fisica della Erinni è la stessa della Giuditta, da me non identificata biograficamente, a differenza della Lilia e dei vari ritratti femminili degli stessi anni, Rita, Greta, Dora, Marta W. e Baby F.; il tipo fisico è quello della donna giovane, tra i venti e i trenta anni, di una bellezza decisa ma quasi ancora acerba, in contrasto evidente con i modelli di bellezza più opulenta, artatamente classicheggiante, da Bello ideale accademico, cara agli scultori italiani del tempo. Innocenti sembra puntare, come per la Giuditta e la Salomé, alla precisa individuazione del ritratto fisico in termini fisiognomici, secondo una visione naturalistica, apparentemente in contrasto con il motivo del nudo allegorico che ispira la scultura: ma, in profondità, la scelta del soggetto si collega in Innocenti al significato intimo del ritratto nudo. […] Dal saggio di Marco Fagioli