Descrizione
Come può contribuire l’architettura a migliorare la fruizione sociale del patrimonio storico, inteso nella sua grande varietà di tipologie e scale: monumenti, giardini storici, città storiche, aree archeologiche e paesaggi culturali? In che modo l’architettura può garantire la qualità degli interventi nell’area del patrimonio?
La risposta è apparentemente semplice ed enormemente complessa allo stesso tempo. L’architettura è una disciplina con una lunga storia, con una lunga esperienza e traiettoria nelle tecniche e nelle arti del progetto, se la intendiamo come espressione specifica del rapporto di ogni tempo con le esigenze dell’abitare. L’archeologia, da parte sua, è una disciplina che aspira ad essere una scienza della conoscenza di tutti i tipi di vestigia della cultura umana. Si occupa di fatti definiti e fissi e, quindi, è analitica. Per avanzare nella conoscenza, l’archeologo, al limite, scruta tutto, tende a preservare tutto e finisce per produrre una documentazione dettagliata e ossessiva che può contraddire il proprio scopo di conoscenza. Il risultato è solitamente una sospensione di qualsiasi diagnosi. Nella sua relazione con l’architettura, potremmo confrontare l’archeologia con un oggetto di vetro che, per capirlo bene, bisognerebbe rompere.
L’archeologia cerca di sezionare il cadavere dell’architettura, la rovina, anche a costo di perdere la visione globale del corpo architettonico. L’architettura invece è capace di affrontare i conflitti, di dar loro forma, accettando la propria contingenza. In un certo senso, l’architettura opera nella direzione opposta a quella dell’archeologia: mentre quest’ultima seziona e separa per avanzare, l’architettura è una disciplina essenzialmente sintetica, costretta com’è a essere decisiva di fronte ai bisogni umani.
Antonio Tejedor Cabrera
Manuela Antoniciello (Caserta, 1990) si laurea nel 2015 presso il DiARC_Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e nel 2017 consegue il Master di II livello “Progettazione d’eccellenza per la città storica” presso lo stesso Ateneo. Dal 2020 è dottore di ricerca presso il DICIV dell’Università di Salerno. Attualmente è cultore della materia in Composizione Architettonica e Urbana presso il DiCIV di Salerno e il DiARC della Federico II di Napoli; svolge attività di ricerca sulle tematiche inerenti la composizione architettonica e l’archeologia.
Claudia Sansò (Napoli, 1988) si laurea nel 2013 presso il DiARC_Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” dove nel 2020 nel 2020 consegue il titolo di dottore di ricerca in Composizione Architettonica e Urbana. Nel 2019 è stata visiting Phd student presso l’Instituto Universitario de Arquitectura y Ciencias de la Construcción della Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Sevilla. Svolge attività di ricerca sulla composizione architettonica e urbana, in particolare sui quartieri di E.R.P. e sull’architettura islamica. Attualmente è assegnista di ricerca presso il DiARC_Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.