Descrizione
Il presente studio, frutto di un più ampio progetto di ricerca svolto negli anni e ancora in corso, è incentrato su un tema specifico, l’influenza della cultura italiana nell’opera architettonica di Thomas Jefferson (1742-1826).
Thomas Jefferson amava l’Italia. Ne amava la natura, ritrovandovi, a tratti, caratteristiche simili a quelle della Virginia, sua terra d’origine. E ne amava la storia millenaria, l’arte, la musica, la letteratura. Nel corso della sua lunga e intensa esistenza, nell’opera pubblica come nella vita privata, innumerevoli sono le occasioni che testimoniano questa passione. Ne troviamo riflesso, più o meno esplicito, nell’intenso scambio epistolare con politici e intellettuali, in molti scritti politici, nei disegni di legge, nelle proposte per la diffusione della cultura, nella scelta dei libri che acquistava per la biblioteca personale e per la collezione dell’Università della Virginia, nei numerosi progetti architettonici elaborati, eseguiti o rimasti sulla carta. L’intera esistenza di Jefferson sembra percorsa da un continuo, sempre crescente, interesse verso l’Italia, un interesse che lo portò a costruire una fitta rete di scambi, un dialogo a più voci in cui molteplici punti di vista si intersecarono, influenzandosi reciprocamente.
Cruciale per i rapporti di Jefferson con l’Italia fu il breve viaggio nel nord della penisola, compiuto dal 14 aprile al 1° maggio del 1787. In questa manciata di giorni possiamo individuare il nucleo centrale di un sistema che vede la Italian connection di Thomas Jefferson nascere già nei decenni precedenti e poi svilupparsi e crescere in quelli seguenti. Il viaggio è raccontato attraverso le sue stesse parole, commenti e impressioni fissati nelle pagine di un diario e negli altri scritti riferiti a questa esperienza, che rimase unica e irripetuta.
La pubblicazione degli esiti di questo studio è prevista in due fasi successive. In questo primo libro è descritto il viaggio in Italia di Thomas Jefferson, compiuto durante i cinque anni trascorsi a Parigi per l’incarico diplomatico di ministro plenipotenziario, fase che sembra segnare uno spartiacque nella visione che Jefferson matura sull’architettura. Nel secondo libro saranno illustrati gli aspetti che caratterizzano gli sviluppi successivi al suo ritorno in patria, negli anni della presidenza e della progettazione del Campidoglio di Washington e dell’Università della Virginia, con l’intento di meglio comprendere in che misura l’Italia ha continuato a influenzare la sua attività di architetto.