Descrizione
L’opera di Peter Eisenman (Newark, New Jersey, 1932) è tradizionalmente associata all’esperienza fondamentale dei Five Architects, che ha lasciato un’impronta duratura nella cultura architettonica contemporanea. Ma, più in generale, gli esiti formali dei suoi progetti hanno definito un programma teorico e un metodo compositivo di carattere “assoluto”, in grado di rifondare autonomamente i processi formativi e comunicativi attraverso un’esperienza del limite. L’intervento progettuale per la zona di Cannaregio ovest, che qui viene analizzato, riordina i principi costituenti la forma all’interno di uno specifico “dispendio improduttivo”, dove la realtà del congegno e il luogo della sua “sosta” (la città) rappresentano soltanto una possibile condizione di esistenza. Ad essere sondato è quindi quell’ambito liminare in cui si sedimentano tanto le “figure del tempo dell’inizio”, presenti nel gesto compositivo e nella sua carica di singolarità e di “arbitrarietà”, quanto le “figure del tempo della fine”, radicate nella memoria processuale che ha dato avvio all’azione specifica.
È in questo contesto teorico-formativo paradossale, dove inizio e fine coincidono e si manifestano nei perimetri figurativi di ogni congegno, che l’architettura può ri-pensare i suoi fondamenti costituivi in quanto disciplina portatrice di valori istituzionali e collettivi. (Fabian Carlos Giusta)